Da tempo e da molte voci si leva l’allarme o, almeno, una forte preoccupazione rispetto allo stato di degrado, quando non di devastazione in cui si trova il nostro pianeta. Preoccupazioni che meritano di essere prese in giusta considerazione, perché non possiamo sottostimare il legame che sussiste tra la prosperità di un organismo vivente e lo stato dell’ambiente che lo ospita. Ne conseguono consigli e raccomandazioni perché ciascuno di noi adotti uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente stesso, dalle scelte alimentari ai comportamenti nell’abitare e alle preferenze d’acquisto.
Credo che questa sana attenzione dovrebbe essere estesa anche ad un altro ambito della nostra quotidianità che è così abituale da rischiare spesso di essere trascurato, e sul quale possiamo avere un controllo ben più elevato che sulle condizioni del pianeta.
Questo ambito sono le nostre conversazioni. Tutti conversiamo, in misura maggiore o minore e in modalità diverse. Alcuni di noi hanno interazioni frequentissime con altre persone, altri ne hanno di meno. C’è chi passa ore a parlare in presenza o al telefono, c’è chi interagisce quasi esclusivamente in modo asincrono e tramite la parola scritta. Tutti, credo, consideriamo queste interazioni come naturali, come parte del nostro essere umano. Tutti siamo influenzati dalle conversazioni in cui siamo coinvolti, quasi tutti abbiamo teniamo in scarsa considerazione l’impatto e l’influenza che il nostro modo di conversare ha sulle altre persone, e non solo sui nostri interlocutori diretti. Penso che poche persone abbiano mai considerato queste interazioni come ‘terreno’, come un ‘ambiente’ che consegnano agli altri e, di conseguenza, abbiano considerato le implicazioni di questa metafora.
Se noi, come umani, siamo in grado di adattarci ad ambienti diversi, come testimonia l’ampia diffusione della nostra specie sulla Terra, non è lo stesso per altri esseri viventi, che presentano un alto livello di specializzazione e la cui sopravvivenza è fortemente condizionata dal mantenimento di determinate condizioni ambientali. Prendiamo come esempio le piante: ciascuna di esse predilige un certo tipo di terreno e di condizioni climatiche. Lo sa bene chi progetta giardini: la scelta di ciò che può essere messo a dimora dipende dalle caratteristiche del luogo.
Che cosa potrebbe accadere se cominciassimo a considerare le nostre conversazioni con gli altri come un terreno che possiamo predisporre perché dia frutto a suo tempo? Continueremmo a considerarle come qualcosa che non necessita cura perché neutro o adatto a tutti? Oppure potremmo pensare di agire sulle sue caratteristiche per renderlo più idoneo a generare i risultati che desideriamo?
(Photo by Markus Spiske on Unsplash)